Psicologi del domani: nuovi percorsi e sfide nel contesto post-pandemico

Il 2024 sancisce il quarto anno dalla pandemia e da una rivoluzione della società tutta che potremmo definire accelerazione, citando il futurismo.

Una transizione dalla quale la nostra professione ne ha sicuramente tratto una grande rivalutazione, quantomeno di necessità e utilità.

Allo stesso tempo l’ampliamento delle già presenti piattaforme e la nascita di nuove ha potenziato e creato molte nuove possibilità alle coorti dei laureati triennali e magistrali degli ultimi anni. Parliamo tanto di piattaforme dirette alla prestazione clinica come quelle di benessere psicofisico in grande aumento nel mondo in costante evoluzione del welfare aziendale.

Sono anni in cui si è definitivamente cambiato il modo in cui i futuri psicologi diverranno tali tramite l’istituzione della laurea professionalizzante e l’anticipazione del periodo di tirocinio durante gli anni accademici.

Si tratta sotto ogni punto di vista di un momento in cui tanti dogmi e costrutti addirittura derivanti da leggi rege sono stati stravolti e modificati, cambiati, abrogati.

Ma siamo sicuri che tutto sia migliorato o quantomeno cambiato?

I dati di Alma Laurea non mostrano ciò, anzi dimostrano quanto la soglia di età dei laureati magistrali si trovi a 27,4 anni, nel 2022. Sicuramente l’eliminazione del successivo periodo di tirocinio professionalizzante di 12 mesi e l’esame di stato abilitante renderanno tale soglia quella reale di “accesso” al mondo del lavoro, permettendo ai futuri giovani psicologi di essere realmente giovani al loro primo impiego.

Sottolineiamo tale aspetto perché sempre tramite i dati raccolti tramite indagini telefoniche, Almalaurea presenta come a un anno dal titolo, il tasso di occupazione sia pari al 48,5%.; a cinque anni dal titolo, il tasso di occupazione è invece pari all’82,5%.

Oltre al dato dell’occupazione in sé bisognerebbe indagare la tipologia di occupazione, è o meno inerente al percorso di studi?

Spesso i primi impieghi dei giovani psicologi sono orientati verso professioni altre come quella dell’insegnante di sostegno e l’educatore. Impieghi tramite i quali si può aspirare ad una prima semi indipendenza economica, alla soglia dei 30 anni, e tramite i quali si apprendono importanti competenze.

Ma siamo certi che i giovani psicologi cerchino tali occupazioni?

In alcuni casi sicuramente permettono di frequentare la scuola di specializzazione e raggiungere il più alto grado di formazione con una media di età superiore ai 31,4 anni.

Siamo certi che i corsi di laurea triennale e magistrale siano pensati perché i giovani psicologi prestino servizio come docenti o educatori?

In questa situazione di estrema precarietà e difficoltà per i giovani psicologi, però, sono presenti anche tante importanti novità come intere branche della professione che si stanno sviluppando e affermando sempre di più oltre alle importanti novità quali lo psicologo di quartiere dettate da iniziative locali e lo psicologo scolastico grazie all’iniziativa dell’OPL in collaborazione con le istituzioni preposte.

L’orizzonte non è semplice, ma questa accelerazione della società va facilitata in modo che tale cambiamento e innovazione garantisca ai giovani psicologi nuove possibilità di impiego, inerente alla professione, e permetta loro di poter lavorare adoperando le conoscenze e competenze sviluppate durante il percorso accademico.


Francesco “Paco” Paladini
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