Le cure primarie sono oggi una delle leve più strategiche per il futuro della salute mentale: rappresentano il punto di contatto più vicino alla cittadinanza, accessibile e continuativo, e sono quindi il luogo ideale per intercettare il disagio psicologico in modo precoce, efficace e integrato.
Su questa base si fonda il nuovo policy paper dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – Scaling up mental health services within the PHC approach (2025) – che propone un quadro d’azione per rafforzare la salute mentale nei servizi territoriali in coerenza con l’approccio “people-centred” della Primary Health Care.
Secondo il documento, oltre 125 milioni di persone nella Regione Europea dell’OMS convivono con un disturbo mentale. La pandemia di COVID-19, i conflitti armati e le crisi economico-climatiche hanno acuito il disagio psichico e ampliato le disuguaglianze. In questo scenario, l’OMS invita a superare una visione centrata sullo specialismo, promuovendo un modello integrato, comunitario e multisettoriale.
Le cure primarie, pur essendo spesso il primo luogo in cui il disagio si manifesta, non sono oggi sufficientemente attrezzate per affrontarlo. Manca personale formato, strumenti operativi, risorse economiche e una governance capace di sostenere il cambiamento. Eppure, nei sistemi sanitari più evoluti, fino al 50% delle consultazioni in medicina generale riguarda direttamente o indirettamente la salute mentale.
Le quattro azioni strategiche proposte dall’OMS:

- Formare il personale delle cure primarie – medici di medicina generale, infermieri, ostetriche, farmacisti – sulle competenze fondamentali per riconoscere, supportare e indirizzare il disagio psicologico;
- Integrare figure della salute mentale nei team territoriali, tra cui psicologi, peer support workers e operatori socio-sanitari con formazione specifica;
- Collegare stabilmente le cure primarie con i servizi specialistici, attraverso modelli di collaborazione strutturati (es. liaison psychiatry, collaborative care);
- Promuovere l’intersettorialità, coinvolgendo scuola, lavoro, servizi sociali, housing e contesti comunitari.
Queste azioni si inseriscono in una logica di stepped care: un modello a intensità graduale, in cui le persone ricevono interventi proporzionati alla gravità dei sintomi e al contesto, con possibilità di escalation solo se necessario.
Le leve di sistema per rendere possibile la riforma:
- Formazione iniziale e continua per tutto il personale sanitario, con supervisione e supporto tecnico;
- Investimenti stabili e mirati, sia sul piano umano che infrastrutturale;
- Governance partecipativa, con coinvolgimento delle comunità locali, indicatori di qualità e piani nazionali chiari.
Il documento sottolinea che la transizione da un modello istituzionale a uno basato sulla comunità è ancora incompleta. In assenza di alternative territoriali solide, molte persone restano escluse o affidate a contesti inadeguati. Le cure primarie, se adeguatamente sostenute, possono diventare la spina dorsale di un sistema di salute mentale accessibile, integrato e sostenibile.
Anche in Italia questa prospettiva è cruciale. L’implementazione delle Case della Comunità, rappresenta un’opportunità concreta per ripensare la presenza della psicologia nel sistema sanitario pubblico, rafforzandone ruolo, accesso e riconoscimento.
Investire nella psicologia delle cure primarie significa:
- intercettare precocemente il disagio e prevenire la cronicizzazione;
- contrastare le disuguaglianze nei percorsi di cura;
- valorizzare il contributo della nostra professione, anche in chiave occupazionale.
In questa direzione, all’interno del Gruppo di Lavoro “Psicologia delle Cure Primarie e Psicologia nelle Case di Comunità” dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, stiamo lavorando per delineare con chiarezza il profilo professionale dello psicologo nei servizi territoriali, contribuendo alla definizione di competenze, modelli operativi e strumenti concreti per sostenere chi già lavora — o desidera lavorare — in questo ambito.
Abbiamo le competenze cliniche, la visione sistemica e l’esperienza territoriale per contribuire alla costruzione di una salute mentale di prossimità che non solo garantisca accessibilità, ma sappia anche rafforzare i legami comunitari, prevenire l’esclusione sociale e ridurre le disuguaglianze.
Per una psicologia pubblica che sia in grado di intercettare i bisogni delle persone, nei luoghi in cui vivono.
Ilaria M.A. Benzi
ilaria.benzi@unimib.it
Componente del gruppo di lavoro OPL “Psicologia delle Cure Primarie e Psicologia nelle Case Di Comunità”