LE SOFT SKILLS DEI MEDICI: PSICOLOGIA E MEDICINA

Questo settembre si è svolto a Firenze il XXII Congresso nazionale di chirurgia della Società Italiana di Chirurgia Endoscopica e Nuove Tecnologie, intitolato “Scienza, Umanesimo e Umanità”. L’edizione di quest’anno è stata unica poiché la SICE e il Presidente del Congresso, dr. Carlo Bergamini, hanno voluto trasmettere quanto, oggi più che mai, la medicina e la chirurgia necessitino di tornare ad abbracciare una visione più umanistica della malattia e della cura. Lo ha sottolineato anche un servizio di RAI3 dedicato al Congresso, titolato “Medicina e umanità, rapporto medico-paziente”.

L’attenzione è andata, come sempre, alle competenze tecniche e all’innovazione scientifica, ma anche – e profondamente – alle competenze non tecniche e trasversali, delle quali ho avuto l’onore di parlare come psicologa all’interno di un’originale sessione multidisciplinare.

L’ispirazione nasce dal testo del 1873 di Raffaele Maturi, Il galateo del medico, che descrive quali comportamenti dovrebbe avere un medico, ma anche quali pensieri, atteggiamenti e tratti psicologici lo rendano tale. Un libro sorprendentemente moderno, che in questo momento di profonda crisi per la professione medica andrebbe letto e riletto.

È un segno nuovo e importante che sia stata invitata una psicologa, e ne sono grata. L’interesse nasce dalla pubblicazione del Manuale di chirurgia curato dal dr. Carlo Bergamini e dal dr. Alberto Sartori, all’interno del quale ho potuto scrivere, insieme al dr. Federico Gheza, il capitolo “Non-technical skills in urgenza”.

Le competenze trasversali e non tecniche influenzano la performance del professionista, la relazione medico-paziente, il benessere psicofisico del medico e il clima dell’équipe. La speranza è che medicina e psicologia possano intrecciarsi sempre più spesso, costruendo sinergie per il benessere dei pazienti e degli operatori sanitari.

Il Presidente del Congresso, nelle sue riflessioni conclusive – a cui hanno presenziato circa mille persone – ha sottolineato che il successo di questa edizione è dovuto anche alla scelta coraggiosa e innovativa di “portare in scena anche temi di sociologia, psicologia e antropologia”. Più volte è stato ribadito che, negli anni dell’università e della specializzazione, la formazione psicologica dei medici dovrebbe aumentare significativamente.

Psicologicamente, ritengo importante sottolineare che oggi i chirurghi in Italia sono tra le categorie professionali con i più alti indici di burnout e anche di suicidio. Spesso ripeto che la sanità è in crisi: il paziente soffre e il medico si ammala. Il professionista sanitario deve confrontarsi quotidianamente con le proprie emozioni, con il paziente, con i familiari, con l’équipe; e ogni giorno deve guardare in faccia la malattia, il fallimento, la morte. Nel tempo, tutto questo incide profondamente sulla qualità della cura e sul benessere personale.

La psicologia può certamente offrire un supporto a questa situazione allarmante, soprattutto dopo la pandemia e nell’era della medicina difensiva. Può aiutare a fronteggiare concretamente i livelli crescenti di stress, frustrazione e conflitto, migliorando anche l’aderenza alle cure.

Dott.ssa Paola Dora
paola.dora@gmail.com