Salute Psicologica – Un Bene in comune

La salute non è un bene individuale ma un bene comune che richiama i cittadini come le istiutuzioni a farsi garanzia di una sanità equa facendo si che la salute della collettivià sia considerata come un investimento e non solo come un costo.

Breve report sulla salute mentale

Negli ultimi anni, si riscontra una crescita esponenziale di disagio emotivo, stati ansioso-depressivi, ritiro sociale e condotte a rischio nella popolazione in generale. Tale disagio è stato rilevato – dai professionisti del settore – anche come effetto delle restrizioni adottate per contenere la pandemia da Covid-19, infatti, le limitazioni sociali, la didattica a distanza e la perdita di riferimenti concreti, hanno influito negativamente sul benessere psicologico della persona e, principalmente, dei più giovani. Tuttavia, la fotografia della situazione relativa alla salute mentale, oltre gli effetti della pandemia, racconta di un disagio crescente che include tutte le fasce evolutive della popolazione.

Il rapporto “Headway” del 2023, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Angelini Pharma, ha evidenziato che in Italia, la prevalenza dei disturbi mentali è sopra la media europea, con oltre un italiano su cinque che soffre di almeno un disturbo mentale. Tra i disturbi mentali più comuni vi sono l’ansia e la depressione, sebbene solo un individuo su tre che soffre di tali disturbi riceva un trattamento sanitario adeguato. Inoltre, il rapporto sottolinea che negli ultimi anni in Italia sono state adottate alcune misure per affrontare la crisi della salute mentale, come l’introduzione del bonus psicologo e l’istituzione di un nuovo Tavolo tecnico per la Salute Mentale presso il Ministero della Salute nel marzo 2023​.

I dati rivelano inoltre che solo il 29% degli italiani affetti da depressione maggiore cerca aiuto entro un anno dall’inizio dei sintomi. Garantire un accesso tempestivo alle cure psicologiche per tutti coloro che vivono un disagio psicologico potrebbe potenziare l’efficacia del sistema sanitario regionale e ridurre la dipendenza da psicofarmaci.

In questo scenario, nel 2005 lo studio European Study of the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD) aveva offerto chiarimenti dettagliati riguardo l’incidenza dei disturbi mentali comuni in Italia, in particolare sottolineando un trend che ancora oggi permane: infatti, tra i 6 paesi partecipanti alla ricerca (Belgio, Francia, Germania, Olanda, Spagna e Italia), l’Italia era quella che mostrava il minor ricorso ai servizi sanitari da parte degli individui affetti da disturbi mentali comuni. Ciò nonostante, oltre il 7% dei partecipanti aveva manifestato almeno un disturbo nell’ultimo anno e quasi il 19% aveva avuto almeno un disturbo nel corso della vita. Solo il 3% del campione aveva fatto ricorso almeno una volta ai servizi sanitari per una questione di salute mentale, con la più bassa incidenza riscontrata nella fascia di età 18-24 anni.

Le richieste di accesso ai servizi pubblici

Per comprendere il quadro di chi invece prova ad accedere ai servizi, possiamo fare riferimento al più recente rapporto sulla Salute Mentale pubblicato dal Ministero della Salute, pubblicato il 12 ottobre 2023: il rapporto segnala che 776.829 persone hanno richiesto assistenza ai servizi specialistici di salute mentale nel corso del 2022. Di questi, i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale sono a 285.101 unità, quindi circa il 36% delle richieste. Di questi, il 94,4% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita.

I dati nazionali evidenziano che il 3,2% dei ricoveri in pronto soccorso riguarda problemi di salute mentale. Di questi, il 13,8% viene ospedalizzato, mentre il 73,2% ottiene la dimissione per cure domiciliari. Ciò significa che ben 7 su 10 pazienti, pur non avendo condizioni tali da necessitare un ricovero ospedaliero, necessitano di supporto psicologico. 

È importante sottolineare che il 39,4% di questi ricoveri è associato a diagnosi di sindromi nevrotiche e somatoformi. Questo trend si rispecchia anche a livello regionale. Un ulteriore dato rilevante è che oltre un paziente su dieci ritorna in ospedale entro 30 giorni dalla sua dimissione.

Nel 2022, i servizi territoriali hanno erogato 9.326.035 prestazioni, con una media di 12,8 interventi per ciascun utente. La forza lavoro è principalmente composta da medici, che rappresentano il 31,6%, e infermieri, che costituiscono il 44,5%. Analizzando le tipologie di interventi: il 31,8% concerne attività infermieristiche sul territorio o a domicilio, il 27,4% si riferisce a interventi psichiatrici, il 10,7% a riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,4% a coordinamento, il 5,5% a supporto alla vita quotidiana e, infine, solo il 6,8% riguarda attività psicologiche e psicoterapiche.

Nel 2022, le unità operative psichiatriche pubbliche contavano su una dotazione totale di 30.101 persone. La suddivisione del personale vede i medici (psichiatri e altre specializzazioni) costituire il 17,2%, gli psicologi il 6,9%, mentre gli infermieri rappresentano la categoria professionale più numerosa con il 42,2%. Gli OTA/OSS compongono l’11,6%, gli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica l’8,6% e gli assistenti sociali il 4,1%.

La presenza di strutture e servizi di Psicologia sul territorio nazionale mostra significative differenze regionali, con notevoli variazioni normative tra una regione e l’altra. Si nota inoltre una marcata eterogeneità tra i fornitori di servizi, in termini sia di organizzazione che di competenze offerte. Questa situazione genera sovrapposizioni tra servizi e professioni, dispersione delle risorse e frammentazione delle soluzioni. In particolare, gli psicologi sono spesso presenti nei servizi/Unità operative in modo non strutturato, spesso con contratti precari e legati a progetti specifici.

Uno sguardo all’età evolutiva

L’impatto psicologico dovuto alla pandemia da Covid- 19 è tuttora oggetto di discussione in letteratura per le potenziali conseguenze debilitanti sulla salute mentale dei più giovani, in particolare gli under 18. I risultati disponibili dagli studi scientifici evidenziano come le restrizioni per contenere la diffusione del virus, abbiano significato ansia e depressione tra le fasce più giovani. 

Dati a livello globale segnalano che oltre 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato. La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani e il suicidio è la 4 causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni. Un recente progetto italiano della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha messo in luce che il 39% degli adolescenti presi in carico avverte e soffre di una sintomatologia affettiva ansioso-depressiva che potrebbe sfociare in una definitiva psicopatologia, ma anche incoraggianti perché dai dati preliminari di efficacia terapeutica si evince che alcuni disordini possono cambiare traiettoria, specialmente se presi per tempo.

Il sopracitato rapporto “Headway” sottolinea ulteriormente che gli adolescenti sono la fascia demografica che ha risentito maggiormente degli effetti della pandemia e degli eventi degli ultimi 3 anni. I problemi di salute mentale più comunemente riscontrati tra gli adolescenti includono ansia (28%), depressione (23%), solitudine (5%), stress (5%) e paura (5%). L’insorgenza di condizioni di salute mentale come la depressione e l’ansia è stata anche associata a una diminuzione del rendimento scolastico, spingendo spesso i giovani ad abbandonare gli studi. È importante notare che almeno il 50% dei disturbi di salute mentale ha esordio prima dei 15 anni e l’80% di questi si manifesta prima dei 18 anni, in alcuni casi diventando un problema permanente per tutta la vita di una persona.

Sebbene l’impatto sulla vita dei bambini sia incalcolabile, una nuova analisi della London School of Economics presente nel rapporto indica che il mancato contributo alle economie a causa dei problemi di salute mentale che portano a disabilità o morte tra i giovani è stimato in quasi 390 miliardi di dollari all’anno.

Globalmente, i dati disponibili confermano l’evidenza che il sistema attuale non affronta adeguatamente i casi cronici, la gravità subclinica o quelle situazioni che non comportano una gestione immediata dell’emergenza, determinando un vuoto in cui la patologia anche se sub-clinica non è monitorata e presa in carico e favorendone il possibile aggravamento nel tempo e l’insorgenza di complicazioni ad essa correlate che impattano significativamente sulla qualità della vita delle cittadine e dei cittadini, così come contribuiscono all’aumento dei costi pubblici e privati a fronte di non sufficienti benefici.

Le opinioni degli Italiani sulla figura dello psicologo

Il CNOP ha promosso nel tempo delle indagini nella popolazione italiana sulla immagine della professione e sul ricorso alla stessa. È utile a questo proposito comparare una indagine del 2019, pre-pandemia, con una dell’ottobre 2020. È intanto significativo il modo con cui gli italiani vedono lo Psicologo. Quali sono le sue funzioni? Le risposte maggiormente selezionate sono (CNOP 2019): promuove il benessere psicologico (44%), aiuta le persone a vivere meglio (42%), fa prevenzione (39%), cura i disturbi (30%), sostegno a scuola (24%), sviluppa le risorse (18%), sostegno nel lavoro (15%). I principali campi di attività dello psicologo sono per la popolazione: Sanità (69%), Scuola (62%), Lavoro (49%), Formazione (28%), Sport (13%). Il 42% delle persone riteneva nel 2019 che la figura dello psicologo fosse migliorata negli ultimi 10 anni. Nel 2020 emerge una più accentuata centralità della professione: il 79% dei cittadini ritiene che l’assistenza psicologica debba essere assicurata dal pubblico, contro il 30% del 2019, il 57% che lo psicologo sia indispensabile negli ospedali (53% nel 2019) e il 39% che sia indispensabile nell’affiancare il medico di famiglia (29% nel 2019) (CNOP 2020). Nell’indagine 2020 il 33% del campione aveva dichiarato che sarebbe ricorso all’aiuto psicologico, dato che trova un significativo riscontro nell’indagine sulla comunità professionale dell’ottobre 2021 dove emerge un aumento del lavoro nella libera professione nell’ultimo anno del 39% (Lazzari, 2021).

La nostra proposta

Promuoviamo l’idea che la psicologia abbia una funzione sociale che contribuisca a favorire la diffusione di concetto di SALUTE non come mera assenza di malattia o pieno benessere, quanto piuttosto capacità di costruire e modificare equilibri adattivi e di gestire processi integrativi e costruttivi tra malessere e benessere.

In tale direzione, la nostra professione diventa centrale nei programmi di prevenzione e di cura e la riabilitazione. Una cura la nostra che si fonda su modelli e tecniche che hanno ampiamente dimostrato la loro efficacia trasversalmente agli orientamenti e che quando sperimentati producono sigificativi impatti sulla vita delle cittadine e dei cittadini.

Ci muoviamo per tutelare il CAPITALE UMANO, come vera risorsa per la società che si trasforma. Valorizziamo le potenzialità dei singoli e dei gruppi per favorire la possibilità di adattarsi ai cambiamenti senza respingerli o farsi prendere da incertezze troppo marcate che ostacolano il benessere. 

Siamo l’ultimo Paese in Europa per investimenti pubblici in questo campo, 61 euro l’anno a fronte di 500 euro di Francia e Germania, lo 0,2% in termini reali del PIL a fronte di un costo per i disturbi psichiatrici del 4% PIL, la maggiore causa di assenza dal lavoro (dati OCSE e Global Burden 2019). Ci serve una rete pubblica di prevenzione, promozione, ascolto e cura psicologica, che faccia perno sulle grandi infrastrutture sociali, con ruoli articolati e complementari, dalla sanità alla scuola, dai servizi comunali al lavoro.

Abbiamo lavorato per produrre un miglioramento del contesto socio sanitario attraverso un’attenta interlocuzione con le istituzioni locali, regionali e nazionali.

A livello locale:

Abbiamo portato le province lombarde alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa, basato sul protocollo ANCI-CNOP, che metta al centro il ruolo e il valore della psicologia calibrane le specifiche declinazioni sulla base delle esigenze delle diverse relatà locali.

Abbiamo attivamente collaborato con i diversi Assessori al welfare dei comuni lombardi per ottenere risorse a favore della popolazione messe a servizio dai nostri colleghi. In tal senso, a Monza si è aperto un servizio nelle scuole dedicato alla proevenzione e intercettazione precoce del riscio suicidario, a Mantova un servizio di supporto ai cittadini e alle cittadine all’interno del comune, a Lecco per intervenire nei contesti di uregenza ed emergenza, a Bergamo un lavoro sulla popolazione con un occhio di particolare attenzione agli anziani, a Milano  abbiamo partecipato e collaborato alla realizzazione del Forum Milano 4Health e condiviso il Manifesto Healthy City .

Per saperne di più leggi qui: 

A livello regionale:

ATTENZIONE AI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E DELLA NUTRIZIONE. Si è attivato un tavolo di lavoro all’interno dell’Ordine che mette a confornto le principali relatà che sono attive in questo settore con un’attenzione alle associazioni dei familiari. Si è dato anche rilieno alla legge regionale sui DCA (Legge n. 2 del 23 febbraio 2021) finalizzata ad intervenire, d’intesa con l’USR, in due direzioni: interventi di sensibilizzazione negli Istituti di ogni ordine e grado e con specifica formazione dedicata ai docenti per tutto l’anno scolastico; interventi per permettere a ragazze e ragazzi ricoverati di non perdere le lezioni e continuare il loro percorso di studi, portando la scuola nelle strutture residenziali. 

Per saperne di più leggi qui: Tavolo sui DCA in Lombardia

ATTENZIONE ALLE TEMATICHE DELL’AUTISMO.
Si è attivato un tavolo di lavoro all’interno dell’Ordine che mette a confronto le principali relatà che sono attive in questo settore con un’attenzione alle associazioni dei familiari. L’obiettivo è diffondere lato colleghi le linee guida sulle best practice in tale ambito e e lato cittadini le possibilità che poterebbero derivare dal Decreto 1277/2023 che ha dato attuazione alla Dgr XI/7504/2022 “Manifestazione di interesse per l’avvio di progetti di cui al fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. Legge 21 maggio 20221 numero 69”. 

Per saperne di più leggi qui: Fondo inclusione autismo

SERVIZIO DI PSICOLOGIA DELLE CURE PRIMARIE
Abbiamo attivamente collaborato alla stesura del precedente versione del pdl 216 sullo psicologo delle cure primarie e sulla più recente versione del Servizio di cure primaria attualmente al vaglio del Consiglio Regionale. Tale proposta prevede l’inserimento all’interno di ogni Casa di Comunità di psicologi e psicologhe che si occuperanno di prevenzione, valutazione e intervento precoce per poi mettersi in una rete virtuosa con tutti i sistemi già attivi nell’SSN. 

‼️ A BREVE COMUNICHEREMO LE NEWS SUL PROCESSO DI VOTAZIONE DEL PDL

A livello nazionale:

Abbiamo contribuito all’approvazione della misura del Bonus Psicologico, un finanziamento di 25 milioni rivolti a pacchetti di sedute di psicoterapia gratuita. Siamo anche al lavoro per il monitoraggio (Progetto PsyCARE) di tale esperienza per favorire la diffusione dell’impatto di tale misura in modo da contribuire alla sua stabilizzazione. 

Per saperne di più leggi qui: 

MANIFESTO “La Salute nelle Città: Bene Comune”

Nel 2022 abbiamo portato l’Ordine alla sottoscrizione del Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune” realizzato con il  contribuito di oltre 200 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche, associazioni pubbliche e private tra cui ANCI, Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Sport e Salute, Health City Institute, C14+, Federsanità, Istituto per la competitività I-COM, Fondazione SportCity.  Viene messo al centro il benessere dei cittadini che vede salute umana, animale e ambientale strettamente correlate: “La parola chiave è ‘prevenzione’: che significa educazione a corretti stili di vita, attività fisica, conoscenza dei fattori di rischio per la salute, fra cui anche l’inquinamento atmosferico e acustico delle città e la loro ‘fisicità’, ovvero la disponibilità o meno di spazi verdi accessibili, trasposto urbano, servizi educativi e sanitari. La pianificazione urbana può rappresentare, quindi, una forma di ‘prevenzione primaria’ che, attraverso politiche intersettoriali e con il coinvolgimento delle comunità interessate, diventa strategica nel processo di promozione della salute a tutti i livelli” (Marcello Gemmato).

Per saperne di più leggi qui: La salute nelle città un bene in comune